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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

MASSONERIA

                                
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I QUATTRO ELEMENTI

di Antonio Urzì

 

Esaminiamo i quattro elementi, passiamo cioè ad esporre ciò che costituisce il tema della nostra conversazione.

Possiamo enunciare i quattro elementi sia partendo dal basso che partendo dall’alto. Terra, acqua, aria e fuoco o fuoco, aria, acqua terra. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto. Partiamo dall’esame di ciò che è in basso. I quattro elementi, tradotti in elemento solido, liquido, gassoso ed energetico, sono, a ben guardare, l’unico modo in cui si presenta a noi tutto ciò che si trova sulla terra. Vi è una diversa proporzione fra i vari elementi e proprio questa diversa proporzione ci porta a distinguere ciò che è stato emanato.

Non possiamo che esaminare molto superficialmente il senso letterale e morale legato ai quattro elementi, dato che dobbiamo occuparci del senso anagogico.

Il senso morale, a mio avviso, è molto legato all’armonia. Esaminiamo un uomo, un animale, una pianta o un minerale. In natura ci appaiono perfetti. La loro perfezione, che è armonia, è data dalla giusta proporzione fra i quattro elementi, dal giusto impasto tra di loro. L’acqua, la terra, sono armoniosamente mescolati dalla natura che si serve del fuoco, dell’energia. Ciò che ne deriva, oltre ad essere costituito dagli elementi iniziali, è costituito anche da ciò che non è stato utilizzato e che pertanto viene restituito, attraverso la precipitazione, dal fuoco che li ha amalgamati, attraverso l’aria, elemento gassoso. E’ un procedimento alchemico. La natura effettua tale procedimento automaticamente e il risultato costituisce l’armonia. Solo l’uomo può turbare tale armonia, solo l’uomo con i suoi vari condizionamenti, con la sua vana pretesa di adattare quanto la natura si dispone a realizzare, al proprio bisogno o peggio al proprio capriccio.

 

Nel tragitto verso l’alto il prodotto finito di tali operazioni alchemiche, per analogia, lo si accosta ai pianeti, agli astri, ai segni zodiacali. Così facendo se vogliamo intervenire sul prodotto finito possiamo, appunto per analogia, intervenire proprio sugli astri, sulle costellazioni, sui segni zodiacali etc. e come? Con le invocazioni, con le evocazioni, con le preghiere oltre che con l’operatività. Con i mezzi che le varie scuole esoteriche ci forniscono e che noi impariamo ad utilizzare.

Il nostro Maestro, Giacomo Tallone, ci dice che noi Massoni, nell’utilizzazione di quei mezzi, dobbiamo ben apprendere e ben adoperare la leggenda di Hiram, quella vera, quella che lui stesso ci ha raccontato in una sua tavola, e non quella che il nostro rituale, in maniera approssimativa e abbandonando il vero senso della leggenda stessa, ci propina.

La maggior parte delle scuole esoteriche si occupano nel proprio percorso proprio dell’aspetto analogico e ciò è più che logico perché è relativamente facile occuparsi dell’aspetto analogico dei simboli in generale e degli elementi in particolare, mentre è oltremodo difficile occuparsi degli stessi simboli esaminando il senso anagogico.

Dopo aver brevemente accennato al senso letterale e morale dei nostri simboli, soffermiamoci, un attimo, sul loro senso analogico.

Innanzitutto constatiamo che i quattro elementi sono rappresentati da triangoli. Il fuoco è rappresentato dal triangolo rivolto verso l’alto, come l’aria. Questa raffigurazione ci ricorda che il fuoco, la fiamma si alza a punta verso l’alto mentre l’aria non è che fiamma resa passiva da un tratto orizzontale. L’acqua è rappresentata da un triangolo volto verso il basso, come una coppa pronta a ricevere la pura rugiada che cade dall’alto, mentre la terra, anch’essa appesantita da un tratto orizzontale, è considerata come acqua ispessita, appesantita, solidificata.

Secondo Ermete, per ottenere effetti meravigliosi bastano il fuoco, attivo e la terra, passiva. Il fuoco che sulla terra ha proprietà quali il calore e la luce, nel cosmo illumina il sole, gli astri e gli altri corpi celesti. Il fuoco, la fiamma influenza sia gli spiriti del male che gli spiriti del bene dal momento che gli spiriti del male sono più forti in mancanza del fuoco, della luce, mentre gli spiriti del bene sono più forti in presenza della luce e non solo di quella divina ma anche di quella derivata dal fuoco terreno. E’ per questa ragione che coloro che praticano, prima di qualsiasi pratica accendono un cero, come anche si tengono dei ceri accesi presso i defunti appunto per allontanare gli spiriti del male.

La terra riceve tutti gli elementi, tutti i raggi e tutte le influenze celesti. Alla terra è sufficiente essere esposta all’aria e purificata dal fuoco. Le cose provengono dalla terra, vengono generate dalla terra stessa, come i semi, le piante, gli animali, le pietre, i metalli.

L’acqua è indispensabile nelle purificazioni. Essa ha il potere di generare, di nutrire, di far crescere e trae le sue virtù dall’elemento fuoco.

L’aria, infine, spirito vitale che penetra ogni essere, è la prima a ricevere le influenze celesti, influenze che poi comunica agli altri elementi. L’aria riceve anche le impressioni di tutte le cose naturali e celesti e fornisce agli uomini la materia per i sogni e per i presagi.

I quattro elementi non sono puri. Essi sono abbastanza amalgamati fra di loro e devono diventare puri per operare cose meravigliose. Come dice Agrippa, devono giungere a quella suprema unità, passando dal quaternario (quattro elementi) e progredendo attraverso il settenario ed al denario.

Prima di giungere all’unità i quattro elementi possono trasmutarsi l’uno nell’altro in determinate condizioni assicurate dalla presenza del fuoco. Non è possibile però lavorare fin dall’inizio con fuoco puro. Uno dei metodi per sviluppare fuoco puro è quello di creare immagini di fuoco, avvalendosi dell’elemento acqua, elemento femminile indispensabile per la creazione di immagini. Si ha che l’acqua racchiude, quindi la sottile forza del fuoco. Tale forza viene trasmessa attraverso l’aria mentre la terra assicura la costanza e la continuità del procedimento. La quantità degli elementi che vengono impiegati nel procedimento debbono però essere ben equilibrati perché un fuoco eccessivo prosciugherebbe completamente l’acqua, creatrice di immagini. L’aria, a questo punto non avrebbe più utilità non potendo veicolare alcuna forza sottile e la terra si calcinerebbe. D’altro canto un regime smodato di acqua porterebbe allo spegnimento dell’elemento fuoco e alla dispersione dell’elemento terra; troppa terra finirebbe con lo spegnere definitivamente il fuoco sotto la propria massa provocando anche il prosciugamento dell’acqua; un regime di aria eccessivo determinerebbe le conseguenze dovute ad un eccessivo regime di fuoco. Come si vede i quattro elementi bisogna saperli adoperare. Dopo averli ben conosciuti e ben adoperati, dopo cioè aver fatto un buon lavoro su noi stessi, vediamo come questi elementi ci conducono alla suprema visione.

Siamo così giunti al culmine dell’ascesa. Adesso, utilizzando i quattro elementi, possiamo dedicarci a conoscere ciò che è posto in alto e quindi far sì che la conoscenza che così acquisiamo, proprio per ciò che ci dice Ermete, ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, attraverso un percorso inverso, discenda fino al nostro corpo. Dobbiamo far sì che la conoscenza si manifesti, cioè, mentre ancora siamo in possesso dell’involucro che ci ha accompagnato in questa vita e che tanto ci ha condizionato. E’ quello che vogliamo. E’ ciò che, in massima parte, giustifica la nostra presenza in questo Tempio.

Cerchiamo la conoscenza anagogica. La conoscenza di ciò che eravamo prima di utilizzare l’involucro che possiede la nostra anima ed il nostro spirito e dopo che la nostra anima, il nostro spirito, lasceranno tale involucro.

Questa conoscenza non possiamo ottenerla con i cinque sensi che abbiamo a disposizione; non possiamo ottenerla utilizzando lo strumento che fino ad oggi ci ha fornito la nozione di ciò che siamo e di ciò che sono stati coloro che ci hanno preceduto. In buona sostanza non possiamo ottenerla utilizzando il nostro cervello. Anzi dobbiamo considerare il nostro cervello come un eccessivo regime di fuoco, di acqua, di aria e di terra. Il giusto regime degli elementi che ci occorre dobbiamo ottenerlo abbandonando quell’organo che fino ad oggi ci ha dato sicurezza e che abbiamo timore di abbandonare come si ha timore di abbandonare una cosa conosciuta e, in fin dei conti, anche comoda.

A questo punto il cuore prende il posto del cervello. Il cuore nel quale risiede quel fuoco, quella fiamma che, ben adoperata purifica gli altri elementi e li mette a disposizione dell’universo affinchè attraverso le vibrazioni, attraverso il ritmo, attribuisca loro quella densità necessaria affinchè, nei vari mondi che si trovano nell’universo e nel cosmo stesso, vengano ad essere quelle entità che assumono visibilità agli occhi di noi tutti. Noi uomini, composti dagli elementi che oggi abbiamo illustrato, attraverso il fuoco che alberga nel nostro cuore, purifichiamo quegli elementi che costituiscono il nostro fisico, il nostro corpo, il nostro spirito e la nostra anima. Quando l’involucro che contiene tutti gli elementi non ci sarà più, gli stessi elementi, purificati o meno, torneranno a costituire parte del cosmo e resteranno a disposizione dell’energia, della vibrazione. Da lì ricomincerà il ciclo. Badate bene, Fratelli, gli elementi che costituiscono il corpo torneranno a costituire parte del cosmo. E’ ciò che vi era prima della nascita. Gli stessi elementi che hanno costituito il nostro corpo erano nel cosmo prima della nostra nascita e torneranno nel cosmo dopo la nostra morte. Gli stessi elementi che hanno costituito il nostro corpo hanno qualcosa in comune con ciò che si trova nel cosmo. Oserei dire che tali elementi, mentre sono parte integrante del nostro corpo, conoscono già ciò che vi è nel cosmo perchè prima della nostra nascita erano insieme anche se con diversa densità.

L’uomo che ha percorso il cammino iniziatico è riuscito a penetrare i segreti del cosmo. Ha visto, ha conosciuto. Sa cosa accade dell’energia, delle vibrazioni, durante l’attesa. E conosce tante altre cose.

Questa conoscenza non può riferirla in quanto non può descriverla a chi non ha percorso il cammino iniziatico, a chi non possiede gli stessi sensi. Può soltanto dirgli tenta la strada. Io sono quì ad ascoltarti a discutere insieme a te ciò che vedi o ti sembra di vedere.

Ciò che si può dire, e che facilmente i nostri cinque sensi possono comprendere, e che quella mescolanza che avviene quando si raggiunge la conoscenza, quella mescolanza degli elementi, quelli che ancora formano il nostro corpo e quelli che esistono nel cosmo, dà luogo a quei fenomeni che tanto colpiscono i profani. In buona sostanza dà luogo all’acquisizione dei poteri. Ciò avviene perchè gli elementi che occupano l’involucro che ci costituisce non vengono adoperati nella loro interezza, sono il prodotto di una operazione alchemica e, in quanto tali, vengono impiegati parzialmente. La conoscenza la si acquisisce quando quel processo alchemico avviene anche per gli elementi che formano il nostro involucro; e, mentre una parte di essi rimane con l’involucro, l’altra parte è capace, anche se momentaneamente, di mescolarsi con gli altri elementi che formano il cosmo e che riguardano sia il passato che l’avvenire. Allora si acquisisce la conoscenza e si acquisiscono quei fenomeni che colpiscono il profano e che si identificano con i poteri.

Le scuole iniziatiche, la Massoneria, ci abituano a contemplare, ci abituano ad operare. Attraverso l’operatività, attraverso la contemplazione, l’uomo che vuole può raggiungere la conoscenza. Coloro che non vogliono, coloro che non sanno, sono destinati a restare lungo il cammino.

Anche il percorso non completo però è notevole. Val la pena tentare. Val la pena restare anche lungo il percorso. E’ possibile che un percorso, anche se non completo, attribuisca, forse inconsapevolmente e in maniera incontrollata, quei poteri di cui si diceva.

 

Noi abbiamo dedicato questa Loggia ad un uomo. Ad un Fratello che ha raggiunto la conoscenza e che ha trasmesso a coloro che lo vogliono, a coloro che lo sanno ascoltare, ciò che ha visto. Ascoltiamo di nuovo il Suo messaggio. Ascoltiamo di nuovo ciò che tenta di dirci con le sue sette trasformazioni.

 

Un giorno io mi risvegliai e mi ritrovai nella bara, coperto delle vesti che mi ero scelte. Sentii allora per la prima volta la bara e le vesti e tentai di togliermi le vesti ed aprire la bara: né l'una cosa né l'altra potei fare. Allora corsi alla pura acqua della sorgente e, mentre bevevo, il fanciullo mi disse: "Non si può salire se non prima si discende. Sono tre le parole: Osare, Volere, Tacere; e tre le lettere: L\D\P\ Ed io osai, volli e tacqui e mi servii delle Lettere.

Ed ecco il mio cuore uscì dal mio petto ed io lo vedevo. In questo modo mi accorsi della trasformazione e discesi. Vidi e fui fatto tutto di presente, mentre una nebbia copriva il passato, e il futuro in me non c'era. Dominio di me era una forza che operava dall'interno, alla quale non potevo sottrarmi. Ma io compresi e la sentii, e quando quella forza non ebbe più segreti per me ed io divenni uno con essa, allora mi resi libero.

Questa è la prima trasformazione.

Quando fui libero discesi ancora e perdetti tutti i sensi tranne uno. Sentii l'immobilità e la fissità: appresi così un'altra forza. La mia vita fu nel caldo e nel freddo, e solo la luce, che pur non vedevo, mi faceva vivere. Anche il presente era scomparso. Questa nuova vita non era meno interessante dell'altra. Dapprima questa nuova forza l'avvertii come estranea a me, ma poi essa ed io fummo una sola cosa. Allora mi resi libero.

Questa è la seconda trasformazione.

Discesi ancora e fui peso tra cose pesanti. Tutto mi era al di sopra ed io non l'avvertivo. Anche la sensazione del caldo e del freddo era scomparsa. Mi parve che fosse un regno morto e che morto fossi anch'io. Però mi guardai dentro e vidi la vita nella forza misteriosa che produceva un velocissimo moto nascosto, il quale proveniva dal moto universale e con esso si accordava. E quando non vi fu più quella forza, ma divenni uno con essa, allora mi resi libero.

Questa è la terza trasformazione.

Allora risalii e fui sempre nella bara. Così il terzo giorno risuscitai dai morti e sentii la vita di prima e dissi a me stesso: "Io sono stato all'inferno". Però sentii pure che se vita c'era in basso vita doveva esserci in alto, e che la via percorsa non era stata che un ritorno. Allora volli sentire la vita del presente.

Osai ricercare la vita sospingendo le pareti della bara. Ordinai a me stesso di divenire un ritmo. I miei polmoni respirarono ritmicamente, i miei organi conobbero il loro ritmo; infine il mio cervello si fermò, ed al posto di esso si pose il cuore, che mi era stato sempre dinanzi agli occhi. E quando tutto me stesso si uniformò al ritmo del cuore, e fui tutto un ritmo, allora le pareti della bara caddero ed io mi resi libero.

Questa è la quarta trasformazione.

Divenuto ritmo ascesi nel sole. Guardai da lì la terra, la luna e l'inferno e vidi che erano veri. Compresi perché gli uomini stanno tutti nella bara e non se ne accorgono. Vidi che essi sono fatti del presente, del fisso e del mobile e compresi l'unione di queste tre cose. Vidi pure che il sole era come me ed aveva il suo cuore ed i suoi organi e soprattutto il suo ritmo. Il mio era diverso: osai allora accordare il mio al suo e quando l'accordo fu completo una veste mi cadde.

Questa è la quinta trasformazione.

Allora salii ancora e vidi che la notte non seguiva il giorno, né il giorno la notte. Non c'era né il bene né il male, né il maschio né la femmina, né l'ascesa né la discesa, né l'ieri né il domani, né il grande né il piccolo, né la terra né il sole; e non c'era neanche il nulla e non c'era il tutto. Ma queste cose le vedevo, ma non le capivo, fino a che il mio ritmo non si unì al ritmo universale e non si accordò con esso. Allora sentii la forza eterna; l'altra veste mi cadde, ed io rimasi nudo, rimasi io.

Questa è la sesta trasformazione.

Ma la settima non so esprimerla, neanche per allegoria; perché è quella della sublimazione; e non si può esprimere che così:

 

Sublime Architetto dei Mondi, "Tu hai gettato un velo sulla Tua gloria e nelle pieghe di questo velo hai proiettato la tua ombra. Tu hai permesso alla notte di esistere al fine di lasciare apparire le stelle, ed hai impresso un'immagine sul velo del quale Tu avevi coperto la tua Gloria; e quest'immagine ti sorrise ed hai voluto che quest'immagine fosse la tua per creare l'uomo a rassomiglianza di questa immagine". Così Tu sei Padre, così Tu sei Luce. Tu che sei questo hai voluto il movimento e nel ritmo perenne hai posto l'onda della vita. La vibrazione è la Tua legge e la creazione l'effetto di questa legge. Il Logos, vibrando, si rende carne. Così conciliando in te Libertà e Necessità hai dato all'universo libertà e necessità. Così vive lo sterminato mondo, i di cui confini sono nella tua volontà, così vive l'invisibile atomo la cui forza è nella tua potenza. Perché il basso è come l'alto.

Tu hai fatto la Gerarchia, perché Tu sei Ordine. E gli Angeli salgono e discendono la infinita scala, e combattono una notte intera con gli uomini. Tu hai accordato i mondi e le gerarchie, ed ogni cosa è un mondo ed ha una gerarchia. Ed hai fatto i sentieri per cui ogni cosa creata può giungere a Te. I sentieri sono infiniti, come i raggi della tua luce, e tutti si congiungono in Te.

Quando Tu hai creato hai posto all'origine una forza, ed ogni creazione dura quanto dura l'impulso originario. Questa legge Tu hai posto in ogni cosa. Or, vedi, oggi, qui adunati, noi ricominciamo il nostro cammino verso di Te. Manda qui l'Angelo Tuo perché accordi le onde che da noi promanano, perché dei nostri ritmi faccia un ritmo solo e lo indirizzi là dove Tu vuoi; e lo faccia si potente che questa Loggia lavori sempre per l'esaltazione della Tua gloria, o Grande Architetto dell'Universo.

 

 Antonio Urzì

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