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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

MASSONERIA

                                
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IL PRIMO SORVEGLIANTE

ED I SUOI SIMBOLI

 

di Antonio Urzì

 

In una Loggia Massonica sono contenuti tutti gli elementi per poter raggiungere quella conoscenza, quel sapere, che, a mio avviso, è il motivo per cui la maggior parte di noi bussa alla porta del Tempio.

Questi elementi sono i simboli ed i rituali. Ognuno dei simboli che si offre alla nostra attenzione, ogni passo dei rituali che di volta in volta andiamo leggendo e che dovremmo conoscere a memoria, non sono altro che le istruzioni per poter compiere quelle operazioni che, se condotte nel modo appropriato e con costanza, per alcuni di coloro che li praticano, forse, potranno portare alla conoscenza.

Sono costretto ad adoperare tutte le espressioni di dubbio che avete ascoltato in quanto so bene che tante condizioni debbono concorrere, e talune veramente difficili da osservare, per poter portare al termine il progetto al quale lavoriamo.

Non ci scoraggiamo. Qualunque percorso si inizia con un primo passo.

Mettiamoci al lavoro.

La massoneria speculativa è connessa intimamente con la geometria e, in segno di rispetto ai nostri antenati operativi e come risultato necessario della nostra intima connessione a loro, la massoneria speculativa deriva i propri simboli più importanti da questa scienza madre. Così come il tempio terrestre fu costruito con la corretta applicazione del filo a piombo, della livella e della squadra, per mezzo della quale le sue linee e gli angoli vennero propriamente misurati, noi siamo usi, nell’edificazione del grande edificio morale delle nostre menti, applicare simbolicamente gli stessi strumenti.

Il Primo Sorvegliante, del quale debbo parlarvi oggi, è assiso su una cattedra quadrangolare alla quale si accede salendo due scalini; si noti che al trono del Maestro Venerabile si accede salendo tre scalini ed a quello del secondo sorvegliante un solo scalino; la simbologia di ciò non è affatto di carattere gerarchico. Essa è legata al significato dei numeri. Uno, due e tre, il primo maschile, il secondo femminile, il terzo la risultanza dell'incontro. Il due è anche l'alternanza del bianco e del nero, il due è anche simbolo di divisione: tanto quelli dell'una, quanto quelli dell'altra colonna, manifestamente l'attestano.

Sulla cattedra è posta una colonna ionica che il Primo sorvegliante alza all'apertura dei lavori ed abbassa alla chiusura degli stessi; completa l'arredo della cattedra, oltre il maglietto che viene utilizzato per richiamare l'attenzione del MV, la statua di Venere, simbolo della bellezza e dell'armonia. Utilizza come strumento per il controllo della corretta edificazione del Tempio, la livella, tant'è che il suo gioiello è proprio tale strumento.

Nella cerimonia di iniziazione il Primo Sorvegliante purifica il candidato mediante l'aria. Come dice il rituale il suo compito, sedendo ad occidente, è quello di osservare il corso del sole e chiudere il Tempio dopo aver osservato che ogni operaio abbia avuto ciò che gli è dovuto.

Una prima interpretazione dei simboli fin qui elencati, l'interpretazione letterale, ci dice che il Primo Sorvegliante deve accertare che quanto edificato, controllato con la  livella, è perfettamente parallelo al piano di appoggio e che, con lo stesso piano, forma un angolo retto. In sostanza controlla che la pietra, già levigata, posta in opera per la costruzione della parete del Tempio, risponda ai requisiti di equilibrio necessario perché tale parete, qualsiasi altezza raggiunga, rimanga sempre in piedi, ed offra la maggior resistenza possibile alle aggressioni da parte degli elementi naturali. Ci dice anche che il Primo Sorvegliante custodisce la Loggia durante i lavori (la colonna alzata al momento dell'apertura dei lavori); il secondo sorvegliante, invece, la custodisce nel momento in cui è in ricreazione mentre è il custode della Loggia solo durante la cerimonia di iniziazione.

Deve poi, provvedere alla giusta remunerazione degli operai. Questa funzione è magnificamente illustrata nella cappella del Principe di Sansevero, a Napoli. Una delle statue della cappella, chiamata la liberalità, rappresenta il Primo Sorvegliante. E' raffigurata una donna che sostiene una cornucopia con la mano sinistra mentre nella destra tiene delle monete ed un compasso. La cornucopia che rappresenta l'abbondanza, la ricchezza,  ha, comunque delle precise notazioni alchemiche.  Deriva la sua simbologia, dal mito del piccolo Giove nutrito dalla capra. Giocando con la stessa, ad un certo punto, le rompe un corno e lo da in dono ad Amantea, la sua nutrice, promettendole che il dono le avrebbe dato i frutti desiderati.

Tornando alla statua, direi che monete e compasso da un lato, e cornucopia dall'altro indichino misura e abbondanza, insomma anche la retribuzione alla quale è preposto il Primo Sorvegliante.

Se dal significato letterale passiamo ad esaminare il significato morale di quanto attribuito al Primo Sorvegliante non vi è dubbio che egli è il simbolo del perfetto equilibrio, dell'armonia, della bellezza. Non a caso la statua posta al suo fianco è quella di Venere e, al momento dell'accensione delle tre luci auspica che la bellezza irradi e compia il lavoro del Massone.

Per la verità una certa corrente di pensiero, ritiene più giusto attribuire al Primo Sorvegliante la statua di Ercole e quindi la forza che rende saldo il lavoro.

Questo ‘dilemma’, comunque, è molto recente. Per due ragioni. La prima è che nella massoneria delle origini saggezza, forza e bellezza sono i pilastri della loggia, e non principi invocati dalle tre luci. La seconda è che il rovesciamento di forza e bellezza è avvenuto nei rituali GOI del 1969.

Nella massoneria delle origini non v'è alcuna chiara correlazione tra i tre pilastri e i tre dignitari di loggia. Nel Prichard (Masonry dissected, 1730) si legge nella tegolatura d'apprendista:

Cosa sostiene una loggia? —Tre grandi pilastri
Come sono chiamati? —Sapienza, forza e bellezza
Perché? —Sapienza per inventare, forza per sostenere, bellezza per adornare

Solo nel 1760, in una pubblicazione che divulga i rituali degli Ancients, Three distints Knocks, i sorveglianti sono correlati ai pilastri, e precisamente:

Chi rappresenta la colonna Saggezza? —Il Maestro a Oriente
Chi rappresenta la colonna Forza? —Il primo Sorvegliante a Occidente

Chi rappresenta la colonna Bellezza? Il secondo Sorvegliante a Sud

I primi rituali scozzesi attingono abbondantemente ai rituali ancient, e nella Guide du Maçon Ecossaise, dei primi d'Ottocento, il passo risulta identico:

Qui soutient votre loge? —Trois grands piliers
Quels sont leurs noms? —Sagesse, force et beauté
Que représente le pilier de la sagesse? —Le maître à l’est
Que représente le pilier de la force? —Le premier surveillant à l’ouest

Que représente celui de la beauté? —Le deuxième surveillant au sud

Quindi il primo sorvegliante è sempre stato correlato al pilastro della forza nelle ritualità di tipo Ancient o scozzese e persino in quelle Modern e ‘francese’. Sino al 1969, quando qualche ‘esoterista’ che strologava sul significato della livella, simbolo del primo sorvegliante, potè mettere le mani sui rituali del Grande Oriente.

Poiché la livella verifica l'orizzontalità —dev'essere stato grosso modo il suo ragionamento—, e l'orizzontalità è passiva, il primo sorvegliante non va correlato alla forza ch'è attiva, bensì alla bellezza. E così fu rovesciato e deformato un rituale tramandato per più di due secoli anche nel solco scozzese, fonte dei rituali del GOI.

Una piccola curiosità frutto della scienza di "fini ricercatori esoterici". In relazione alle fatiche di Ercole il Primo Sorvegliante è legato alla quinta fatica: l'uccisione del leone di Nemea. In Nemea un leone devastava le terre abitate, azzannava bambini, uomini e donne. Il suo ruggito risuonava nella vallata ed il terrore delle persone era tale che esse avevano cessato di lavorare, di seminare, di coltivare la terra. Vivevano chiusi nelle proprie dimore. L'Istruttore ordinò ad Ercole di uccidere il terribile animale per far cessare l'incubo. Dopo aver mancato il bersaglio con l'arco (2° sorv.) Ercole portò a termine la sua missione dimostrando una forza eccezionale. In una furiosa lotta corpo a corpo afferrò il leone, gli si avvicinò fino a sentire il suo fiato bruciargli il volto, gli strinse la gola e lo soffocò.

Questa tradizione, di natura alchemica conferisce, dunque, al primo sorvegliante, gli attributi della forza.

Qualche parola, infine, sulla livella senza pretendere, con ciò, di aver esaurito il discorso sul primo sorvegliante.

E' un simbolo di uguaglianza. Al paragone di Dio, che solamente è grande, tutti gli uomini sono eguali, soggetti alle stesse malattie, che inseguono gli stessi obbiettivi e che si preparano ad esser giudicati dalla stessa legge immutabile. Solo in questo senso i massoni parlano dell’uguaglianza che dovrebbe regnare nella loro loggia; ma, come “pacifici soggetti dei poteri civili” essi negano l’esistenza di quell’uguaglianza rivoluzionaria che, livellando ogni distinzione di rango, porterebbe solo confusione, insubordinazione e anarchia.

La livella è uno degli attrezzi da lavoro di un Apprendista di Mestiere; essa gli ricorda, a causa del suo uso particolare, di quel vasto livello temporale nel quale tutti gli uomini viaggiano,fino ai suoi eterni limiti. La livella come segno distintivo dell'ufficio del Primo Sorvegliante, gli rammenta che mentre presiede sui lavori della loggia così come il Secondo Sorvegliante presiede sul riposo, è suo dovere accertarsi che ogni fratello si incontri sulla livella, e che il principio dell’uguaglianza venga preservato durante i lavori. Principio senza il quale l’armonia, supporto basilare della nostra istituzione, non potrebbe esser preservata.

Il massone operativo accomoda ogni pietra e parte dell’edificio per mezzo della squadra, la livella e il filo a piombo; lo speculativo esamina ogni azione della propria vita per mezzo della squadra della moralità, senza permettere che presunzione o vanagloria possano causargli di trascendere la livella del destino che gli è stato riservato, e nessuna propensione malevola possa distoglierlo dal filo a piombo della propria rettitudine.

Quanto fin qui ho detto è ciò che può essere detto in camera di Apprendista. Vi dico questo perché ogni simbolo, come abbiamo già avuto modo di dire in altre conversazioni, deve essere interpretato nei suoi vari significati e, in camera di apprendista, ci si deve limitare a conoscere il simbolo solo nel suo significato letterale e morale.

Desidero, comunque, dare alcuni spunti di lavoro ai nostri apprendisti.

Il primo sorvegliante, abbiamo detto, sorveglia i lavori, è il guardiano della Loggia durante i lavori. E' il guardiano della soglia. Vi dice niente questa espressione?

Nella Loggia il M.V., il Primo ed il secondo Sorvegliante formano un triangolo con il vertice ad oriente; l'Oratore, il segretario ed il copritore interno formano un altro triangolo con il vertice ad occidente. Entrambi i triangoli si intrecciano ed insieme formano l'esagramma o stella o sigillo di Salomone. Il triangolo con il vertice volto ad oriente rappresenta la via da intraprendere verso la conoscenza, la rinascita ed ha una valenza attiva, positiva, ascendente; il secondo triangolo, con il vertice posto ad occidente, ha una valenza negativa, discendente, tendente al terreno, indica la morte, l'oblio. I due triangoli si intersecano nel formare l'esagramma, unione intima dei due contrari, l'attivo e il passivo, il maschile ed il femminile, lo Yang e la Yin che si uniscono nella formazione dell'unità, concetto mirabilmente espresso nell'androgino, nell'uomo primordiale, nell'Adam Kadmon, l'archetipo divino di uomo e donna; in esso infatti coesistono in perfetta armonia e equilibrio le forze maschili e femminili. In Massoneria l'esagramma contiene nel suo interno le Tre Colonne del Tempio, la colonna al centro, che origina dall'unione dei vertici del triangolo superiore e di quello inferiore, simboleggia il Maestro Venerabile, le due colonne laterali, originate dell'unione degli altri angoli dei triangoli, simboleggiano i due Sorveglianti; infine la colonna invisibile il cui significato è celato ai più.

A questo punto, dopo avervi fornito tanti spunti di riflessione, ho il dovere anche di dirvi a cosa serve tutto ciò.

Certo, studiare i simboli, studiare la massoneria, l'alchimia, la magia, ricercarne le origini e rintracciare i primi cultori dell'arte, è bello, è gratificante. Lo studioso, il ricercatore, lo scienziato, alla fine di un lavoro in cui riesce a dimostrare che il triangolo con il vertice in alto porta verso Dio e che tale simbolo è stato patrimonio, prime di divenirlo della massoneria, anche degli Esseni, degli Egizi e di chissà quanti altre sette o popoli, prova tanta soddisfazione specie se chi ascolta lo gratifica con i soliti bene, bravo continua così. Ma, sul piano pratico, ci insegnano qualcosa?

A mio avviso sì. Anzi ci forniscono la chiave dell'immortalità. Per questo dobbiamo comprenderli; per questo dobbiamo sapere ciò che vogliono dirci. I rituali massonici, nei tre gradi, sono dei percorsi operativi meravigliosi. Se letti con attenzione ci impartiscono le istruzione del vivere quotidiano e per sviluppare ciò che l'egoismo, la pigrizia, la paura ed altri vari condizionamenti, ci impediscono persino di considerare esistenti.

Vedete Fratelli, noi Massoni, a differenza di coloro che si affidano alle religioni rivelate, sappiamo che la conoscenza, non la sapienza, dobbiamo conquistarla con il nostro lavoro. Ma il lavoro che dobbiamo fare è lungo, faticoso, seccante. Non sono ammesse scorciatoie. E vi spiego il perché. Ciò che, alla fine di questo lavoro, il Massone conoscerà è di tale entità, di tale intensità che una mente normale non potrebbe sopportarlo. Immaginate che oggi, in questo momento, qualcuno sia in grado di mettervi immediatamente e senza alcuno sforzo da parte vostra, in contatto con ciò che vi aspetta dopo la morte. Quanti di voi dopo ciò sarebbero in condizioni di tornare alle normali occupazioni. Io credo nessuno. La nostra mente non sarebbe in grado di gestire tanta conoscenza improvvisa.

Se però, la conoscenza di ciò che vi aspetta dopo la morte è il risultato di costanti aperture del velo dapprincipio piccole e poi sempre più grandi, sempre più grandi, quando arriverete alla fine ciò che vedrete sarà quasi scontato. L'ultima visione vi mostrerà solo qualche piccola cosa in più di quella precedente la quale, a sua volta, avrà mostrato qualche piccola cosa in più di quella ancora prima e così via.

Non solo è impossibile conoscere tutto improvvisamente ma è anche pericoloso. Armatevi di pazienza, anzi armiamoci di pazienza ed iniziamo. Dove arriveremo non lo so. Qualsiasi passo avanti, però, sarà sempre positivo se non è un tentativo di percorrere scorciatoie.

Quando conoscerete la cerimonia di iniziazione al grado di Maestro (naturalmente mi rivolgo agli apprendisti ed ai compagni) vi sarà rivelato che la parola di passo non può essere conosciuta con la forza e con l'inganno. Allora vi ricorderete di queste mie parole.

Non vi sto svelando niente di particolare.

Non sto dicendo nulla che non possa essere detto in questa camera.

Quando sento chiedere ad alcuni fratelli di elevare la camera nel grado di Maestro perché occorre discutere alcuni argomenti, rimango molto perplesso. Io ritengo che non si debba nascondere all'apprendista o al compagno la lite fra due fratelli o il comportamento non condiviso di un membro di giunta o dello stesso Gran Maestro. Tutto ciò il compagno, l'apprendista possono sopportarlo, possono capirlo e la loro reazione, a volte, potrebbe essere anche più assennata di quella di tanti Maestri.

Ciò che, a mio avviso, non può esser detto all'apprendista o al compagno, si trova in quello che vi ho detto poco fa. Se qualcuno rivelasse, in questa camera, una formula, una invocazione, il tracciamento di un segno o di una cifra, ammesso che ne esistano, capace di mettere ciascuno di noi in contatto con entità non presenti nel nostro stato di esistenza, quello sì che, per i motivi che vi ho esposto prima, arrecherebbe un grave danno ai fratelli non ancora pronti.

Prevengo immediatamente la sicura obiezione che può passare per la mente di qualche apprendista, che non esistono formule, tracciamenti, cifre che possano metterci in contatto con entità diverse da quelle conosciute o, almeno, non esistono in Massoneria. Questi sono argomenti che interessano quelli che si occupano di altri percorsi esoterici.

Poiché l'apprendista non può parlare, a questa tacita osservazione io rispondo ugualmente. Avete mai visto, per visto intendo studiato attentamente, un quadro di Loggia?  Sapete come, in origine, doveva essere posto il quadro di Loggià? doveva essere tracciato per terra. I segni che venivano tracciati avevano forza evocatoria. Oggi si prende il quadro che si tiene appoggiato sullo scranno che ospita i fratelli all'Oriente lo si mette fra le tre luci e ci sembra di aver fatto solo un gesto rituale del quale non si comprende il significato. No cari Fratelli, quando il Maestro delle Cerimonie prende il quadro di Loggia e lo appone in mezzo al Tempio, in sostanza traccia i segni e le cifre magiche capaci di evocare entità. Sulla forza dell'evocazione si può discutere specie se i lavori non vengono condotti con consapevolezza e con lo spirito e la convinzione di ciò che devono produrre.

Avete mai letto attentamente un rituale? esso non è altro che un insieme di formule invocatorie ed evocatorie; di movimenti corali simultanei e ritmici che hanno lo scopo di creare l'energia necessaria per formare l'eggregore.

La catena d'unione, poi, aumenta in proporzione geometrica la potenzialità eggregorica dei partecipanti. Il contatto fisico produce energia. Il capo catena (M\V\), dopo aver constatato che l'energia è prodotta e circola, attraverso la comunicazione all'orecchio della parola, la invia scuotendo tre volte le braccia.

Il gabinetto di riflessione, i viaggi per l'iniziazione, i vari passaggi dei rituali, nei tre gradi, vi rivelano il lavoro che si deve svolgere per raggiungere gradualmente la conoscenza di cui vi ho parlato. Basta saperli interpretare. Il testamento, atto con il quale si indicano i propri doveri, non si deve esaurire il giorno dell'iniziazione; esso simboleggia il lavoro di meditazione che, quotidianamente, ciascuno di noi deve fare per diventare ricettivo ad altre esperienze. I viaggi, con le relative purificazioni, simboleggiano il lavoro di introspezione, di riflessione e di fissazione da compiere e non solo il giorno dell'iniziazione, ma ogni giorno, al fine di liberarsi da tutte quelle scorie che impediscono di essere ricettivi di altri messaggi.

                                                         

 

Symbolum

Johann Wolfgang Goethe

Traduzione di G. A. Malatino

 

Il cammino del Muratore somiglia alla vita, e la sua Opera
Somiglia all’agire dell’Uomo sulla terra.
Il futuro nasconde allo sguardo, passo dopo passo, dolori e gioie;
Tuttavia senza sgomento ci affrettiamo avanti,
E via via più pesante grava un velo di reverente timore.
Silenziose riposano lassù le Stelle e quaggiù le tombe.
Medita su di esse giustamente e osserva, così si fondono nel seno
degli eroi mutevoli tremori e fermi sentimenti.
Ma chiamano di là le Voci dei Maestri,
Non trascurate di esercitare le Forze del Bene!
Qui si intrecciano corone in eterna quiete,
Che debbono con pienezza compensare le Opere!
Noi vi esortiamo, sperate

 

 

 

 Antonio Urzì

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