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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

MASSONERIA

                                
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" La Porta del Tempio "

di Atos

 

E' per me una grande responsabilità, prima che un onore, condividere con voi il mio pensiero, la mia riflessione, la mia meditazione su questo importante simbolo quale è la 'Porta' del Tempio.

Certamente è uno dei Simboli più silenziosi, se non il più silenzioso, il più discreto, della simbologia Massonica. Non la si nota molto, fa parte dell'arredo. O meglio ancora, non la si considera un arredo, forse non si considera affatto. Pochi o nulli sono infatti gli studi, le ricerche su di essa. In effetti si guarda più alle figure dei Guardiani, ma torniamo alla Porta del Tempio e vediamo di fare un excursus nel tempo e nello spazio. Proiettiamoci per un attimo indietro e andiamo a vedere la sua origine, la sua etimologia. Un buon dizionario può esserci di aiuto e in esso troviamo il significato della parola 'Porta". Notiamo che essa deriva dal latino "porta" e che il suo significato originario era quello di "passaggio"; con la parola "porto" ha in comune il tema PRTU che in origine indicava il "passaggio" di un fiume o di un guado. Questa idea di "passaggio" sta alla base dell'idea di "porta", sito attraverso il quale si passa, si transita. Quindi "passaggio", "transito". Come può essere una porta? Lo sappiamo tutti: di legno, di metallo, di pietra o di tessuto.

Eruditi commentatori del passato sono stati dell'opinione che fra le due Colonne, vi fosse disteso ai primordi un “Velario”, simboleggiante il velo che occultava Iside, che celava quindi i segreti della natura e dicevano che "questo velo ci occulta la contemplazione della Vera Realtà, che si conferma nei Misteri dell'Unità."

Noi diamo una obiettività ingannevole alle qualità con arie che attribuiamo alle cose, alle antitesi rappresentate dalle Colonne del Tempio. Noi siamo così il giuoco di Maya, la Dea delle Illusioni, che ci tiene affascinati con la bellezza dei suoi incantesimi. Per potersi sottrarre all'impero dell'eterna maga, l'Iniziato non deve attribuire che un valore molto relativo alle antitesi che noi immaginiamo per un abuso di linguaggio e per un’impressione di fantasia. Il vero ed il falso, il bene e il male, il bello ed il brutto, si riferiscono ad estremi i quali non esistono che nel nostro spirito. Essi sono i Limiti fittizi del mondo che conosciamo, parte molto esigua, in effetti, ma che ci seduce con i riflessi cangianti del ricamo con il quale si intesse.

Il Velo dunque. Il Velo del Tempio. Più o meno duemila anni fa un evento segnò un popolo, consacrò un nostro Fratello nel Servizio all'Umanità, un nostro Fratello Maggiore di certo, per molti un profeta, per altri un Maestro, per altri un Iniziato, per altri ancora il Figlio del Dio vivente. Il suo nome era Jehoshua.  Oggi lo riconosciamo con il nome di Gesù o di Salvatore, o di Redentore, o di Messia, o di Cristo. Dicevo che un evento segnò un popolo, segnò il genere umano: la sua crocifissione. L'ultima e più grande prova della sua Iniziazione Celeste. Il suo Spirito era prostrato e Jehoshua si sentì solo! Abbandonato in un numerato così delicato e disse: Eli, Elì, lamà sabactanì. - Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?! - Cronisti accreditati unanimemente come seri redattori di quegli eventi lontani, mi riferisco agli evangelisti Matteo, Marco e Luca, ci dicono che la cortina, il Velo del Tempio si squarciò in due in quel momento decisivo per Jehoshua, Figlio dell'Uomo. Il Velo del Tempio si squarciò, la terra tremò, le rocce si spaccarono e le tenebre coprirono una nazione. A causa di ciò molti compresero la vera natura del Crocifisso del Golgota e i loro occhi spirituali videro la Luce e seppero, a partire dal centurione e dai suoi soldati. Il velo interiore si era squarciato. Avevano compreso che la natura della missione di quell'essere crocifisso non era di portata umana ma ultraterrena. Essa varcava i confini del tempo e dello spazio e si poneva come Luce, come punto di riferimento per tutti i poveri di spirito, per i reietti della terra, per i diseredati, per i facitori della Parola, per gli operai della vigna. In quei momenti terribili e sublimi allo stesso tempo molti videro la luce e squarciando il Velo della loro ignoranza ricevettero l'Iniziazione dello Spirito. Questo Velo, simbolo dell'accesso al Tempio interiore di ciascuno di noi, esteriormente sospeso fra le due Colonne del Tempio materiale, ne ricopriva l’ingresso e doveva essere sollevato da chi voleva penetrarvi. Costui lo lasciava dietro di se quando aveva subito le prove e ricevuto la Luce, l'Iniziazione, dopo aver superato i Guardiani della Soglia.

Iniziazione! Grande parola! Eccelsa parola! Ma quanti ne profanano il significato supremo pretendendosi Iniziati solo per aver varcato la soglia di qualche Tempio, o per avere salito, comprandoli ad un prezzo vile, i gradini della gerarchia di un rito, oppure per averli ricevuti dall'interessata benevolenza di un qualche loro Capo indegno di chiamarsi Massone. Constatazioni dolorose mi dettano queste parole amare ma, malgrado ciò, non ho il minimo dubbio che tutto, nel tempo, diverrà "giusto e perfetto". La mia fede non cieca ma ragionata, la mia certezza che la Verità si apre la via da se stessa, anche se lentamente e quell'ottimismo che mi pervade, ciò nonostante, mi danno la consapevolezza che la Grande Opera avrà anche da noi i suoi silenziosi ma efficaci artefici, i suoi Operai, che sapranno raggiungere l'obiettivo. L'Iniziando è l'essere che dovrà, da se medesimo, perfezionarsi e divenire il "Figlio dell’Uomo " così come lo divenne Jehoshua. Esso dovrà effettuare su se stesso una trasformazione simile a quella perseguita dagli antichi alchimisti, nell'Oro dei quali si deve vedere il simbolo di quanto è puro e perfetto. L'Iniziazione offre il modo di sollevare il nostro Velo Interiore, di entrare nel grande Tempio. La porta del Tempio è custodita da Giano, il Dio custode che, con la sua Casella di testo:  
bacchetta allontana chi non deve entrare. Questa bacchetta ne era il simbolo, così come ora in Massoneria lo è l'insegna del Cerimoniere. A Giano, quest’immortale preposto alla guardia della Porta o del Velo, a questo Dio immaginato con due facce a custodire entrata ed uscita, a vedere passato e futuro, si presenti con onestà di intenti chi bussa alla Porta del Tempio, chi vuol sollevarne il velo, e ad esso si ispiri il vero Massone per concedere l'accesso solo a chi è meritevole di divenirlo. A chi vuol davvero squarciare il proprio Velo Interiore che lo ottenebra ed accedere al suo Tempio, alla sua Luce, al Dio che è in lui medesimo. A chi vuole confrontarsi con se stesso ed essere consapevole che "il varcare la porta", "il sollevare il velo" per vedere il volto di Iside e realizzare l'agognato equilibrio interiore, comporta continue prove con se medesimo. La Luce è dolce e ci illumina ma può anche abbagliarci. Attenti a non salire sulla Torre per poi perdere il senso del proprio sé e precipitare giù. Meditiamo sulla Porta, sul Velo, sul Passaggio. Meditiamo.

Atos


 

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