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			TEMPO RITUALEE L'INFLUENZA DELLE FASI LUNARI
 
			Igneus S:::I:::I::: ORDINE MARTINISTA
 
			    
			IL TEMPO RITUALENegli ultimi tre secoli, ma soprattutto dalla metà del '700 in poi, 
			il calcolo, ma soprattutto la percezione del tempo è completamente 
			cambiata e negli studi rituali, come nell'operatività 
			magico?rituale, vi è la necessità di percepire la successione 
			temporale così come la concepivano gli antichi, una struttura 
			scandita in senso verticale (il tempo-i tempi-i tempi del tempo) 
			ritmata dai cicli inesorabili del sole, della luna, delle stelle, 
			delle stagioni e del lavoro che era ad esse sinergicamente connesso. 
			In questo modo vi era allora un tempo per ogni cosa, mentre adesso 
			non vi è più niente che abbia il senso del tempo. L'attuale 
			struttura del tempo, strumentale, meccanica, artificiosa, schiaccia 
			ed appiattisce l'uomo, che soffre nella morsa dei ritmi innaturali 
			imposti dall'attuale inciviltà e fra la pulsione di quelli naturali 
			che la sua natura biologica, psichica, intellettuale, spirituale, 
			abbisognerebbe. La scansione cronologica non è più indotta dal 
			rapporto micro/macrocosmico, dall'allineamento fra umanità ed 
			universo, ma da valori, necessità, interessi, bisogni, 
			tecnico/sociologici che, in astratto legittimi, si rivelano poi 
			disumanizzanti. Le problematiche legate all'uso del tempo rituale 
			non si risolvano unicamente con la conoscenza del tempo tradizionale 
			? che sarebbe relativamente semplice ritrovare ? in quanto, negli 
			ultimi secoli, sono avvenute profonde modificazioni biologiche e 
			biopsichiche dell'organismo umano (prodotte dalle implicazioni 
			psicosomatiche della variazione del tempo individuale).
 La prima e più importante perdita è stata quella del tempo memoriale 
			o sociale, in seguito alla scomparsa dei mores che facevano sì che 
			la tradizione orale fosse nel contempo storia e mito, identità 
			individuale e sociale assieme. La mente, strumento dell'intelletto, 
			ha necessità di definire, di limitare la realtà fisica, di 
			concentrarne l'essenza in uno spazio mentale più puntiforme 
			possibile, proprio perché l'intelletto possa metaforizzarne e 
			simboleggiarne L'esperienza materiale, ritrovando l'indefinito e 
			l'infinito nell'astrazione metafisica. La memoria individuale è resa 
			quasi inutile dalla quantità e dalla rapidità delle informazioni, 
			spesso effimere e transeunti, e quindi labili, deboli, evanescenti. 
			Le incidenze interiori di questo processo sono di difficile verifica 
			logica, ma producono comunque una deconcentrazione ed un'alienazione 
			sia dalla realtà esterna che da quell'interiore.
 Questa modifica biopsichica dell'entità fisiologica non può non 
			produrre nel contempo una modifica all'entità animica ad essa 
			corrispondente, con conseguente perdita di alcune facoltà intuitive 
			sui piani sottili che già l'umanità del medioevo conservava in 
			parte.
 
 
			LA MISURAZIONE DEL TEMPO 
			NELL'ANTICHITÀNel Duomo di Firenze esiste una rarità in assoluto, un orologio 
			meccanico il cui quadrante, diviso in ventiquattro eleganti 
			scomparti, è attribuito a Paolo Uccello: il Vasari nelle sue Vite 
			afferma che 'Fece Paolo, di colorito, la sfera delle ore sopra la 
			parte principale dentro la chiesa, con quattro teste ne canti 
			colorite in fresco". Il quadrante di Paolo è azzurro con al centro 
			un'unica sfera, imperniata al centro di una stella dorata, che si 
			muove in senso antiorario. All'equinozio di Primavera chi si 
			trovasse in Duomo alle 11,45 vedrebbe il braccio della stella nel 
			16' quadrante e resterebbe alquanto perplesso. La parte meccanica di 
			quest'orologio, di una complessità. incredibile nelle sue funzioni e 
			di una semplicità inaudita nella sua ideazione, viene caricata una 
			volta la settimana e marca il tempo secondo l'uso ebraico?cristiano, 
			in cui il vecchio giorno finisce (e nel contempo inizia il nuovo) 
			all'ora astronomica del tramonto, all'Angelus o Vespero detta anche 
			or di notte. A quest'ora le campane suonavano le ventiquattrore. Ma 
			con lo svolgersi delle stagioni anche l'ora del tramonto variava, 
			per cui con il variare delle stagioni bisognava rimettere i 
			quadranti. Prima dell'inizio dei secolo scorso, in cui sono stati 
			perfezionati gli orologi meccanici portatili, il mezzo più semplice 
			per regolare lo strumento cronometrico consisteva in un orologio ad 
			ombra solare e giù nell'epoca classica ve n'era una grande varietà. 
			Una vasta descrizione dei vari tipi di orologi solare ci è pervenuta 
			dalla fine del 1 secolo a.c. Le ore, come suddivisione duodecimale 
			dell'arco solare diurno e di quello notturno è di origine babilonese 
			e l'uso delle dodici ore diurne e delle dodici notturne è rimasto 
			generale, in Europa, fin dal tardo medioevo. In tal modo, per la 
			diversa durata del giorno e della notte nelle diverse epoche 
			dell'anno, queste ore erano di durata diseguale; le ore diurne 
			raggiungevano la massima durata intorno al solstizio estivo e la 
			minima attorno al solstizio invernale; le ore notturne seguivano, 
			ovviamente, la regola opposta. Tali ore furono dette temporarie e 
			quando, più tardi, caddero in disuso furono dette anche ore antiche 
			Nella bassa latinità si soleva però denominare soltanto cinque ore, 
			suddividendo il tempo diurno in quattro parti: l'ora prima (levar 
			del sole), la terza, la sesta (mezzogiorno) la nona e la dodicesima 
			(tramonto); a partire dal VI secolo la chiesa cristiana diffuse. 
			L'uso di dedicare tali ore a preghiere rituali (ore canoniche) e 
			così si introdussero termini come Mattutino (ora prima del giorno) 
			Vespro (tramonto) Compieta (ora terza di notte) e queste ore 
			venivano annunciate dal suono delle campane ed in tal modo, 
			soprattutto tramite le pievi, i ritmi temporali della giornata 
			potevano essere seguiti anche dalle popolazioni rurali. Già prima 
			del IV secolo la Chiesa aveva inoltre introdotto la regola di 
			iniziare il giorno civile con il tramonto del sole, innovando il 
			precedente uso romano di iniziarlo a mezzanotte. Ben presto poi, 
			privilegiando sul fenomeno naturale il momento della preghiera, per 
			la quale era più adatta l'ora dell'abbandono del lavoro dei campi, 
			in molte regioni si preferì spostare l'inizio del giorno a mezz'ora 
			dopo il tramonto, l'ora dell'Avemaria. Nel basso Medioevo il 
			diffondersi degli orologi meccanici pubblici, talvolta dotati anche 
			di campana a martello per battere le ore, portò all'affermarsi della 
			suddivisione del giorno civile (cioè del giorno inteso come somma 
			del tempo diurno e di quello notturno) in 24 ore uguali; uguali fra 
			loro e sempre uguali nel corso dell'anno. Tali ore furono dette 
			uguali o anche equinoziali perché alle epoche degli equinozi, 
			essendo l'arco diurno del sole uguale a quello notturno, ore 
			temporanee ed ore uguali hanno tutte la stessa durata e coincidono. 
			Il computo delle ore equinoziali dell'Avemaria della sera fu detto 
			all'italiana e le relative ore furono dette italiche; un precedente 
			antichissimo uso di contare 24 ore uguali o equinoziali dal sorgere 
			del sole fu detto alla babilonese. Successivamente, nell'ambito 
			dell'egemonia francese, si diffuse invece l'usanza di contare le 
			ventiquattrore uguali a partire dalla mezzanotte e tali ore furono 
			chiamata alla francese o europee o anche, dopo l'universale 
			adozione, ore moderne. Negli stati Pontifici, che tradizionalmente 
			furono sempre in ritardo nell'accettare le innovazioni scientifiche, 
			tale usanza fu introdotta solo nel 1846, da Pio IX. Lo sconcerto 
			popolare per tale novità ci è stato ben tramandato dal Belli, in un 
			sonetto in cui non sopportava che si dovesse "arimette l'orloggio 
			alla francese".
 "Sto sor Pio come voì ch'Iddio li ajuti
 Quanno ce viè a imbrojà pe li suoi fini
 Sino l'ore, li quarti e li minuti?"
 
 
			L'INFLUENZA DELLE FASI LUNARILe fasi della luna sono aspetti dell'illuminazione del disco lunare 
			dipendenti dalla posizioni della terra, della Luna e del Sole. Si ha 
			la Luna Nuova o Neumena o Novilunio quando la Luna si trova fra la 
			Terra ed il Sole e mostra la sua faccia in ombra, cioè non si vede. 
			Corrisponde alla congiunzione Luna-Sole. Si ha poi la Luna Crescente 
			che, passando per il Primo Quarto giunge fino alla Luna Piena (o 
			Plenilunio) corrispondente all'opposizione Sole-Luna. Abbiamo poi la 
			Luna Calante che, passando per l'Ultimo Quarto, arriva ad un'altra 
			Luna Nuova. La ritualità universale ha sempre dato una particolare 
			importanza alle fasi lunari in quanto vi è correlazione fra queste e 
			particolari variazioni psichiche ed animiche e dell'entità umana, 
			così come per la sua parte spirituale vi è relazione con il Sole. 
			Per gli usi rituali si possano sintetizzare queste variazioni, 
			secondo l'uso fenicio, nel seguente modo (sempre considerando che 
			l'azione della Luna è solo il riflesso passivo e notturno 
			dell'energia solare e che è proprio per questa qualità che può 
			interagire efficacemente con i piani sottili inferiori dell'uomo) 
			1a e 2a settimana lunare: Luna Bianca (o crescente) i 
			corpi sottili sono in fase espansiva (minore, naturalmente, nel 
			primo quarto) fino ad esprimere la massima turgidità e potenza nel 
			Plenilunio.
 Questo periodo è adatto ad operatività espansive (di arricchimento 
			generico, acquisizione, sapienzialità, preminenza, predominio ecc.)
			3a e 4a settimana: Luna Nera (o decrescente) i corpi 
			sottili sono in fase plastica, ciò che si opera in questi periodo si 
			imprime più facilmente (in modo minore, naturalmente, nel primo 
			quarto).
 Questo periodo è adatto ad operazioni purificative e formative della 
			propria personalità esteriore ed interiore.
 
 
			L'INFLUENZA DEGLI EQUINOZI E DEI 
			SOLSTIZIL'enciclica, cioè il cerchio "disegnato" dal Sole durante il suo 
			moto apparente intorno alla terra, interseca l'Equatore celeste in 
			due punti: gli Equinozi (dal latino aequinoctiu, composto da l'ecquus" 
			(uguale) e nox, noctis (notte). Quando il Sole attraversa questi 
			punti, il 20/21 marzo, così (Equinozio di primavera) ed il 22/23 
			Settembre (Equinozio d'autunno) la durata della notte è uguale a 
			quella del giorno. L'Equinozio di Primavera, detto anche punto gamma 
			o punto vernale avviene 0° gradi in Ariete, mentre l'Equinozio di 
			Autunno si ha a 0° gradi della Bilancia. L'anno rituale inizia il 
			giorno in cui cade il I° grado di Ariete. Il Sole poi, nel suo 
			procedere lungo l'ellittica raggiunge due punti di massima 
			declinazione, sull'equatore celeste, uno a Nord e l'altro a Sud. In 
			questa posizione sembra sostare, star fermo per qualche giorno prima 
			di riprendere il suo cammino ascendente o discendente. Questi due 
			punti si chiamano solstizi (il termine e composto di "sol" (sole) e 
			dal verbo "sistere", fermare, fermarsi. Il punto di massima 
			declinazione Nord è il Solstizio d'estate che corrisponde a 0° gradi 
			del Cancro; il punto di massima declinazione Sud è il Solstizio 
			d'Inverno, corrispondente a 0° gradi del Capricorno. Le rispettive 
			date sono il 21 Giugno ed il 21 Dicembre, all'incirca. Gli Equinozi 
			ed i Solstizi sono i massimi momenti operativi nel corso dell'anno. 
			La loro natura rituale è analogicamente molto semplice in quanto 
			ripete alla massima esaltazione le influenze analogiche delle fasi 
			lunari. Ma questa volta la loro azione agisce sul corpo solare o 
			spirituale. Mentre le fasi lunari adiuvano, (secondo la fraseologia 
			martinista) la fase reintegrativa, quelle solari favoriscono la fase 
			trasmutativa, interagendo contemporaneamente.
 
 
			TABELLA COMPARATIVA FRA LE FASI 
			LUNI-SOLARIEquinozio di Primavera
 Solstizio d'estate
 Equinozio d'autunno
 Solstizio d'inverno
 Primo quarto
 Plenilunio
 Ultimo quarto
 Novilunio
 Operazioni di potenza -
 Operazioni di potenza +
 Op.ni di pur.ne e form.ne. -
 Op.ni di pur. e form.
 In questo quadro analogico si possano ritrovare le effettive 
			caratteristiche di ogni ritualità, a volte diversa nella forma, ma 
			sempre eguale nella sostanza e ricostruirne, se necessario, 
			l'effettiva originalità ed efficienza. Una caratteristica specifica 
			dei riti equinoziali consiste inoltre in quella di esser riti di 
			evocazione essendo gli equinozi le "porte d'ingresso", sia delle 
			influenze negative da esorcizzare, sia di quelle positive da 
			attrarre,6 sia interne che esterne. I Riti equinoziali dovrebbe 
			essere eseguiti entro l'ora postecedente l'inizio della fase. Più 
			correttamente, per l'Equinozio di Primavera, fra le 12 e le 13. Non 
			è da dimenticarsi che nell'arco temporale del rito vi sono dei ritmi 
			operativi secondo le armonie pitagoriche, che la tradizione ci ha 
			conservato, e, più precisamente:
 1) la fase purificativa corrisponde alla sequenza massonica 
			3-4-5,
 2) la fase reintegrativa a quella martinezista, 3-5-7
 3) la fase trasmutativa a quella ermetica 3-6-9
     
			Tratto dal sito Sixtrum   
			
			http://www.prometeolocri.net/       |